La Grande Bruttezza

1899

E’ da giorni che tra comizi, santini, promesse, canzoncine, selfie, barracche e burattini, mi ronzano in testa dubbi shakespeariani. Tipo: perché votare un ex prefetto che, il giorno stesso della sua pensione, dopo anni di faticoso servizio, non ha pensato bene di prendersi una pausa e zappare il proprio orticello ma andare dritto in Regione ad occupare una poltrona da 9 mila 800 euro al mese…netti! D’altro canto, perché votare un chirurgo che di politica non ne mastica neanche se costretto e, qualora votato, rischierebbe di sottrarre del tempo prezioso alla sua professione, alla medicina e all’intera cancrenizzata Sanità pugliese?


Evidente che il resto dei cittadini di Palo del Colle non la pensi come me dati gli esiti delle ultime regionali: Dagostino (Oltre con Fitto) il più suffragato con 1581 voti e Nunziante (Emiliano sindaco di Puglia) 1339 voti.

Sicuramente Dagostino e il nostro caro sindaco Conte, suo più grande sostenitore, crederanno come Mengoni negli esseri umani, la cosa più grave è che credano in Raffaele Fitto. Ma chi è Raffaele Fitto col quale dovremmo andare oltre? I suoi 1581 elettori sapranno già tutto del leader, e mi perdoneranno se sto per dire cose ovvie. Riporto testualmente: “Quattro anni di reclusione, ridotti a uno per effetto dell’indulto. E’ questa la condanna inflitta nei confronti dell’ex ministro parlamentare del Pdl e capolista dei berlusconiani alla Camera in Puglia, dal Tribunale di Bari al termine del processo sui presunti illeciti in appalti. Fitto è stato riconosciuto colpevole di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. Il Tribunale ha condannato Fitto, all’epoca dei fatti presidente della Regione Puglia, per la presunta tangente da 500 mila euro che il politico del Pdl avrebbe ricevuto dal re delle cliniche ed editore di Libero, Giampaolo Angelucci, per il tramite di una lista elettorale collegata a Fitto La Puglia prima di tutto” [Il Fatto Quotidiano, 13 febbraio 2013].

Sono passati solo 2 anni da quella sentenza e non solo Raffaele Fitto è ancora in piazza, c’è chi orgogliosamente lo sostiene e rappresenta ma soprattutto c’è chi lo vota.

Tutti i buoni presupposti da campagna elettorale e tutta la volontà di credere nell’essere umano non cancellano una condanna. Andare oltre con Fitto? Dove? Forse si dovrebbe andare oltre Fitto, verso la legalità, le riforme concrete, il bene comune e non di pochi. Bisognerebbe andare oltre tutti coloro che ad una certa età dovrebbero smetterla di restare abbarbicati alle poltrone milionarie, oltre il clientelismo sommesso e cancerogeno, oltre l’idea che tutti possano fare politica, basta solo investire in campagna elettorale, essere simpatici per un paio di mesi e parlare nelle piazze. Bisognerebbe andare oltre questa demagogia becera e iniziare a pensare che quello del politico è un lavoro, non un hobby di professionisti o pensionati annoiati e noiosi. Bisognerebbe iniziare a pensare che la simpatia non fa il politico ma la preparazione tecnica, la conoscenza della materia, la capacità logistica e intellettiva sì.

Al peggio non c’è mai fine e tra quei numeri dell’elezioni del 31 Maggio a Palo ne sbuca uno inquietante: Noi con Salvini 1,66%. C’è chi, a Palo del Colle, ha votato Salvini? Un uomo che ha fondato l’intera sua politica su un unico punto, la xenofobia. Uno show man che ama i salotti della D’Urso e invoca le ruspe contro i Rom così come le utilizzerebbe contro noi ‘terroni’. I Palesi, che non hanno idea di cosa significhi vivere in una realtà multietnica, con tutti i pro e i contro del caso, che se dovessero abbandonare il loro paese per trasferirsi al nord sarebbero considerati invasori della Padania al pari dei Rom, votano Salvini. E’ proprio vero che a Palo vale tutto, all in. Ma quando tutto è passato rimane la profonda bruttezza di un popolo senza speranza alcuna. Come direbbe Jap Gambardella ne ‘La Grande bellezza’: “E’ tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura …. gli sparuti e incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile”.