L'editoriale di Denny Pellegrino

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Missione civiltà. Se già la parola “missione” fa pensare a qualcosa di estremamente arduo da affrontare, “civiltà” destabilizza gli animi umani. Soprattutto se si parla di animi palesi. E’ vero che non si possono stravolgere anni di “oscurantismo” sociale e morale in poco tempo, è anche vero però che dal Medioevo il 2013 dovrebbe essere lontano anni luce. Tuttavia a Palo del Colle non si è ancora capito che se il verde è un bene comune e se si ha un parco lo si deve amare e rispettare come se fosse casa propria. La stampa è la prima a farsi portavoce delle esigenze dei cittadini, a intraprendere battaglie mediatiche solo per il bene sociale del paese, ad affondare duri colpi laddove si cerca di metterla a tacere. Ma di fronte a un parchetto appena inaugurato e già deturpato da chi non ha mai avuto le nozioni base della buona educazione cade un gelido silenzio. Anzi no ….. monta la rabbia e mi chiedo: perché quest?arretratezza culturale, questo menefreghismo, questo non rispetto dell?ambiente che ci circonda? Perché a Palo proprio non si riesce ad amare quello che si ha, curandolo e rispettandolo? Perché non si riesce ad educare i propri figli facendo capir loro che il rispetto è il perno di una vita socialmente dignitosa, che il bene comune è sì di tutti ma che ognuno ha il dovere di curarlo e amarlo? Perché un cittadino palese è diverso da uno valdostano? Perché il Sud persevera nell?essere brodo di coltura per la criminalità, l?ignoranza e l?arretratezza? C?è forma di corruzione peggiore, più devastante per le coscienze?

Una volta un critico letterario fiorentino disse: “Se qualcosa di nuovo verrà, arriverà dai Sud del mondo, dalla povera gente…”. Ed infatti, sbocciata nel Maghreb, a piazza Tahrir, l?onda fresca della primavera, fra spontaneismo e radicalismo, s?è estesa in Europa. Voglia di riscatto, di liberare le proprie coscienze da anni di oscurantismo sociale, da poteri gerontocrati e lestofanti. Palo invece si cristallizza in un tempo trapassato e in una storia di arroganza e ignoranza. Tutto è dovuto. C?è ancora bisogno che qualcuno spieghi a grandi e piccoli che se si ha la fortuna di avere almeno un parco vivibile su 10 bisogna custodirlo come un tesoro raro; spiegare che il senso civico non è una virtù di pochi ma un dovere di tutti, che la res publica non è un vetusto concetto latino, ma è quello che di più caro abbiamo: il nostro patrimonio condiviso civilmente.

Da cittadina pretendo il meglio per questo Paese, da giornalista mi avvalgo del potere della stampa che tutto smuove, fa crollare i governi così come fa aprire e ripulire parchi in poco tempo dopo un lungo e dolce dormire. Tuttavia il mio dovere è anche quello di denunciare chi il verde evidentemente non se lo merita così come non si meriterebbe di vivere in una società civile, ma al massimo nel cuore di foreste pluviali.