L'editoriale di Denny Pellegrino

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The silence of the lambs. Il silenzio degli agnelli. Succede a Pasqua quando milioni di agnellini, con poco più di un mese di vita, vengono messi a tacere per sempre, dopo aver pianto tutto il loro dolore e tremato di terrore e paura. L’artefice di tutto ciò’ non può che essere l’uomo in nome di qualcosa che con il misticismo e la trascendenza non ha niente a che fare, schiavo della propria ingordigia, succube della sua ignoranza. Al silenzio dei cuccioli segue quello delle madri, milioni di pecore ammutolite dallo sgomento, belanti per giorni per la perdita dei loro piccoli. Gli agnellini poi riappaiono sui banconi dei macellai e dei supermercati, interi o fatti a pezzi, gli occhi velati nell’ultimo sguardo spaventato prima della morte e i dentini serrati che sembrano quasi sorridere.

Un business da miliardi di euro che rimpingua le tasche e le gote di chi della morte ne fa economia. Magnati del sangue, assassini autorizzati.

A livello energetico invece nutrirsi di morte non fa che aumentare l’onda statica del pianeta, mantenendo l’umanità in una sorta di preistoria tecnologica, immersa nell’ignoranza del suo vero potenziale evolutivo. L’uomo si commuove accarezzando un agnellino e vedendolo saltellare felice insieme al resto del gregge, ma è pronto a ucciderlo, spellarlo, squartarlo, cucinarlo e mangiarlo. Triste è l’indifferenza godereccia in cui questo sacrificio di massa si consuma. Insopportabile sopore delle coscienze. L’uomo: bestia delle bestie, creatura sadica e crudele. Ignorante come una capra credo sia un’offesa per quest’ultima. Da un lato spende e spande per gatti, cani e animali di compagnia, arrivando ad aberrazioni consumistiche che rasentano il feticismo. Dall?altro alleva animali per essere uccisi e mangiati, dopo aver inflitto loro torture indicibili negli allevamenti intensivi, o averli fatti pascolare e razzolare felici, godendo una libertà fittizia all’insegna del biologico e dello slow food.

Ma fermiamoci a pensare un attimo. La verità è che l’uomo del terzo millennio, così evoluto e informato, così tecnologicamente attrezzato e scientificamente preparato, capace di conquistare lo spazio e creare forme di vita transgeniche, riguardo al cibo di cui si nutre mantiene ancora la mentalità primitiva di un cavernicolo che si arroga il diritto di uccidere per nutrirsi. Un atto contro cui ogni coscienza dovrebbe ribellarsi. Tanto più le coscienze di chi nella Pasqua vede il simbolo della vita eterna. Un’umanità incapace di capire, chiusa nella visione profana dell?esistenza, che cibarsi di morte è contro la vita, e che l’essenza della vita è l’amore. Ogni anno L’Enpa (Ente nazionale protezione animale) ricorda tristemente che a Pasqua sono oltre 2 milioni i cuccioli di pecora sacrificati. “Per loro meglio sarebbe stato non venire al mondo. Amareggia pensare che, nell?arco di appena trenta giorni, gli agnellini dovranno passare dal tepore del primo sole di primavera al freddo di una cella frigorifera, per essere infine destinati a imbandire la tavola della nostra festa. Eppure – spiega l?Ente – porre fine alla “strage degli innocenti” è facile: è sufficiente orientare i propri gusti alimentari verso menu “cruenti free”. E per molti la cucina vegetariana potrà riservare la piacevole sorpresa di scoprire piatti gustosi e prelibati; piatti che non richiedono sacrifici inutili”.

Personalmente credo che i media abbiano il potere e il dovere di scuotere le coscienze, non solo in ambito politico ma soprattutto etico e morale. Sgozzare, scuoiare e mangiare vite innocenti non è morale, non è etico. La carne non aiuta a sopravvivere, come molti credono. Lo scrive una che vegetariana lo è già da tempo e vive bene, ma soprattutto in pace con la propria coscienza. Stop alla mattanza degli innocenti.