La rubrica di Annarella: tutti i consigli di mamma di un adolescente.

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Ciao a tutti, mi presento.

Sono Anna vivo a Palo del Colle e amo tanto scrivere, trasformare i miei pensieri in parole con lo scopo di instillare ogni volta un po’ di me, un po’ d’amore, di sollevare in chi legge quesiti, riflessioni, considerazioni al fine di migliorarsi e di migliorarmi.

Non sono una scrittrice, non ne ho assolutamente presunzione alcuna e non sono qui per ricevere riconoscimenti. Semplicemente nel corso degli anni mi sono accorta che scrivendo liberavo la mente, facevo pulizia di quei tanti pensieri che spesso faticavo a tenere dentro. Far prendere vita a un pensiero ci rende unici e irripetibili.In questa rubrica mi sento d’iniziare proprio da qui: invito tutti quanti, grandi e piccini a scrivere quanto più possibile. Attenzione, non mi riferisco all’ hobby di scrivere su uno smartphone di ultima generazione, no, assolutamente vietato. Scrivere avvalendosi di penna e carta immacolata.

Oggi voglio però accendere i riflettori su un target di gente ben preciso.

I ragazzi, gli adolescenti, i non più scolaretti. Giovani di qualsiasi età con i quali poter affrontare argomenti di ogni genere, con l’intento di riuscire insieme a vivere il grande cambiamento (dal quale nessuno è esente), nel modo più sereno e spassoso possibile.

Solo con questi due ingredienti e con l’aggiunta di una giusta dose d’ amore i piccolini di ieri potranno essere dei grandi domani.

Il mutamento psico-fisico che avviene è notevole, ma se si è seguiti con strumenti adatti, tra i quali mi sento di annoverare anche la pazienza, si potranno avere sviluppi di un’identità costruita su solide fondamenta, e solo così si potrà cominciare a parlare di scelte sociali e personali che sono alla base del comportamento di ogni singolo individuo.

Tutto questo certamente non è un lavoro semplice, sopratutto a causa di una società, di una cultura, di schemi di vita che ci sono stati tramandati e che purtroppo non vestono più bene oggi.

Troppe formalità, troppi schemi da seguire in un’epoca che è ormai diversa da quella vissuta in precedenza dai nostri genitori, dai nostri nonni. E tutta questa arretratezza si avverte ancor di più quando lo squarcio di mondo che ci è stato donato appare chiuso ermeticamente al nuovo, al tecnologico, al cambiamento.

Mi piace tuttavia pensare che si possa iniziare da un punto per arginare un po’ il tutto.

Penso sia un buon inizio cominciare con il dare la possibilità ai ragazzi di potersi confrontare e riflettere, il tutto in un clima di fiducia e d’ascolto reciproco, cercando di somministrare a piccole dosi un educazione socio-affettiva, così che si possa in futuro evitare quanto più possibile di doversi rapportare con ragazzi chiusi in se stessi in modo difensivo, rigido e stereotipato, sopratutto nella sfera affettiva o sessuale: la reale consapevolezza di questi due temi è fondamentale in un ragazzo/a in continua evoluzione.

Mi piacerebbe creare uno spazio di dialogo e confronto così da poter essere al loro fianco e aiutarli a conoscere e riconoscere i veri aspetti di un determinato problema senza necessariamente imporre regole e norme che spesso risultano essere un po’ retrò.

Il promuover un percorso di crescita personale e relazionale avrà come fine unico quello di spiegare e far comprendere cosa sia un’identità, una corporietà, un’affettività e per ultimo, ma non per importanza, una sessualità corretta che debba incentrarsi sul rispetto di sé e degli altri nonché piena coscienza delle responsabilità delle proprie azioni.

Vorrei questa rubrica rispondesse al bisogno dei ragazzi di crescere e svilupparsi in modo armonioso, fornendo loro la conoscenza e gli strumenti per potersi avvicinare consapevolmente ai propri sentimenti e ai propri vissuti emotivi.

L’intera esistenza di un essere umano è volta a riconoscere e cercare relazioni significative in cui esprimere il proprio mondo affettivo. Importante è saper riconoscere le proprie emozioni e liberarle anziché tenerle dentro segregate come fossimo ai tempi dell’inquisizione.

Imparare a confrontarsi con le molteplici reazioni degli altri, riconoscere i sentimenti altrui, smettere di nascondersi dietro un telefono o un sms o ancor peggio dietro una foto che sicuramente mai potrà parlare di noi se non per sommi capi. Imparare a guardarsi dentro e guardare gli altri è notevolmente diverso dal semplice vedere. Tutto questo lavoro promuove una crescita e una maturazione sia sociale che personale.

Vi lascio con un motto, un motto che desidererei diventasse il nostro “AMATE QUOD ERITIS” che in termini agostiniani vale a dire la volontà di crescere, di diventare, di evolversi in una direzione amando profondamente la propria scelta, dove amare deve equivalere al volere che ciò si realizzi.