Presidente della Fondazione San Vincenzo de Paoli: “Dobbiamo scrollarci di dosso la concezione di anticamera della morte. Qui c’è un enorme potenziale”

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Pietro Mastrandrea, presidente della fondazione San Vincenzo de’ Paoli, tira le somme dopo un anno dall’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione. Noi di PalodelColle.NET l’abbiamo intervistato.

DOMANDA –  Ad un anno dall’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, si tirano le somme. Dopo l’iniziale ondata di polemiche come è andata?
RISPOSTA – Le polemiche ci sono sempre ed è chiaro che all’inizio ci siamo ritrovati in una situazione di grande cambiamento, e il cambiamento generalmente non viene mai bene accettato. Siamo un consiglio di amministrazione giovane e all’apparenza inesperto, ma non ci siamo spaventati e siamo andati avanti. Le polemiche sono lasciate al libero arbitrio di chi deve polemizzare: adesso stiamo dimostrando con i fatti che ci deve essere un’inversione di tendenza. Abbiamo l’obiettivo di elevare tutti i servizi che possono migliorare la permanenza dei nostri ospiti. Prendiamo ad esempio il semplice laboratorio di cucina fatto con i bambini: è stata una bellissima esperienza per i nostri ospiti. Nel futuro c’è in cantiere l’idea di creare un centro diurno per bambini: sarebbe un’unione perfetta.

DOMANDA – Quali sono i progetti della Fondazione, a breve e a lungo termine?
RISPOSTA – Vogliamo il coinvolgimento e la partecipazione di tutto il territorio e vogliamo puntare ad un miglioramento continuo. Tuttavia migliorare soltanto con l’attività istituzionale è molto difficile, nonostante una gestione oculata del bilancio. Stiamo pensando di aprirci al fundraising (raccolta fondi ndr): l’extra che riusciremmo a raccogliere andrebbe a coprire quei servizi e attività che ancora non ci sono. Un acquisto potrebbe essere quello di un pullmino accessibile agli anziani e alle persone con disabilità o la presenza fisse di animatori o figure professionali. Nell’immediato, domani (giovedì 28 giugno ndr) andrò al tribunale di Bari per la firma della convenzione con l’UEPE (Ufficio istituzioni penali esterne ndr). Grazie a questo la nostra struttura potrà aiutare i condannati di reati minore entità al loro reinserimento nella società. È la messa alla prova di queste persone attraverso attività di volontariato che verranno incontro alle nostre esigenze (come ad esempio con opere di giardinaggio).

DOMANDA – Perchè cercate il fundraising oltre le attività istituzionali? Ci sono degli extra che non sono stati mai pensati in precedenza?
RISPOSTA – Sì. Io non posso dire di aver realizzare già questo extra, ma lo sto mettendo in progetto. L’attività istituzionale va avanti come è andata avanti da 140 anni, ma perché non poter fare di più? Questo è un contenitore straordinario che potrà esplodere nel momento in cui si insedieranno, in maniera fissa, determinate figure professionali. Aumentando i servizi, aumentando le attività, un domani potrò permettermi di crescere ancora di più.

DOMANDA – Tra i valori fondamentali della fondazione ci sono le suore dell’ordine delle figlie della Carità. Cosa succederà nel futuro?
RISPOSTA – Per fortuna suor Mariella è ancora con noi. Il rapporto unitario tra le suore, la comunità vincenziana e la fondazione, è fondamentale. La carenza vocazionale è purtroppo una crisi che sta toccando tutti gli ordini religiosi. Le suore rappresentano 142 anni di storia, sono state fondamentali, sia per la casa di riposo, sia per famiglie all’esterno della fondazione. Stiamo lavorando per poterle tenere il più possibile. Le suore danno un contributo così essenziale all’interno di questo contesto, che io o chiunque possa amministrare non può mai dare. Le due gestioni camminano l’una accanto all’altraSono sempre state a disposizione e per noi sono un punto di riferimento.