Quando il bamboo diventa protagonista. Intervista all'architetto Poli

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Si è concluso con successo il workshop sul bamboo diretto da Francesco Poli e Giacomo Mencarini, svoltosi al Rigenera e previsto dal progetto Materia (Materiali e tecniche di riuso per l’autocostruzione).

Noi di Palodelcolle.Net abbiamo intervistato l’architetto Poli, presidente dell’associazione Lan (Laboratorio architetture naturali) che si occupa di divulgazione e sensibilizzazione sui temi dei materiali naturali applicati all’architettura, al design e all’arte in genere. L’associazione porta avanti attività di laboratori di costruzione per trasmettere le conoscenze di lavorazione di materiali come il bamboo, la canna arundo donax, paglia, terra e quello che derivi direttamente dalla natura.

DOMANDA – Perché il Rigenera e perché la lavorazione del bamboo qui?

RISPOSTA – Al Rigenera perché siamo all’interno del progetto Materia (Materiali e tecniche di riuso per l’autocostruzione) che prevede lo studio approfondito di alcuni materiali e strumenti come il legno, le stampanti 3D e il bamboo. L’intento è quello di attivare processi che richiamino persone da lontano, infatti i corsisti arrivano un po’ da tutta Italia, diventando un luogo di aggregazione, lavoro e ricerca.

D. – Quali sono le proprietà del bamboo e come utilizzarlo?

R. – E’ una graminacea e come tale ha una crescita rapida. E’ la pianta tra le più sostenibili in quanto aiuta l’ambiente nell’assorbimento dell’anidride carbonica. Inoltre c’è la possibilità di immaginare come la produzione di legname derivante dal bamboo sia nettamente superiore a quella del legname tradizionale. In termini di velocità, in quanto con lo stesso quantitativo di legname il bamboo riesce ad ottenere quattro volte più rispetto ad un altro tipo di legname.

D. – Per cui minor impatto ambientale?

R. – Certo. Pensate che nelle situazioni ideali come in Sud America ci sono canne che arrivano ai 30/50 cm di diametro per altezze fino ai 30 metri, quindi immaginate quanto materiale ci sia da sfruttare. Il bamboo poi è sfruttato in tutte le sue derivazioni, dall’alimentazione, all’industria tessile, cosmetica fino al design e all’architettura. Di questa pianta non si butta nulla, tutte le sue fibre vengono utilizzate.

D. – E’ un materiale duttile quindi?

R. – E’ molto resistente perché ha una conformazione interna particolare, data dalla disposizione delle fibre che sono tutte parallele. Per questo motivo può essere impiegato in maniera un po’ più standardizzata. Infatti, spesso i lavori che vengono fatti sono quelli in cui il bamboo assolve a funzioni statiche che il legno non riesce ad assolvere. Parliamo anche di bamboo lamellare che supera la resistenza del tradizionale legno lamellare.

D. – Cosa costruirete qui al Rigenera?

R. – Oltre ad una formazione sulle tecniche di costruzione in generale ai corsisti stiamo facendo realizzare un pannello ad intreccio che abbia una forma fluida, utilizzato come espositore retro illuminato e installato all’ingresso. In più stiamo progettando una piccola cupola per esterni che lasceremo fuori, quasi come un’ opera di land art.

D. – Qual è stata la risposta di Palo a questo progetto?

R. – Molti curiosi. Il corso chiaramente prevedeva una quota di partecipazione obbligata perché col ricavato abbiamo sostenuto il convegno nazionale con spese altissime per i relatori provenienti da tutta Italia. Quindi non tutti i ragazzi potevano permettersi di affrontare questa spesa. Comunque ci sono corsisti di Palo. Stiamo dando un imput: domani ci potrebbe essere un altro percorso legato all’applicazione nel design di questo materiale. Potrebbe nascere una nuova progettualità.

D. – Quanto pensi sia importante in termini di impatto ambientale e rispetto del pianeta l’utilizzo di materiali di riciclo o altri fino ad oggi inutilizzati come appunto il bambù o la canapa?

R. – E’ fondamentale che si cominci un po’ a ragionare su questo tipo di impiego. Viviamo una situazione che sta andando in collasso per cui bisogna porvi rimedio. Parlando di edilizia potremmo dire di smetterla di costruire per recuperare invece vecchi edifici dismessi, riconvertire strutture industriali per altri scopi. In tutto ciò il riciclo di materiali singoli o l’impiego di quelli naturali potrebbe essere la svolta per ridurre l’impronta ecologica di queste attività all’interno del processo edilizio.