7.705 no a Palo del Colle, no alla riforma costituzionale in Italia. Cosa succederà adesso?

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Secondo la prima rilevazione delle 12, Palo del Colle è risultata essere a metà classifica su 40 comuni della provincia di Bari, con un’affluenza del 16.45%. Con il solo rilevamento delle 19, l’elettorato palese ha mostrato un grosso miglioramento nell’affluenza arrivando al 48.70%, maggiore rispetto all’intera partecipazione al referendum scorso sulle trivelle (43,58%). Urne chiuse alle 23 con un’affluenza finale registrata del 64.54%.

Risultato meritatissimo. Viva la libertà, viva la democrazia, viva la Costituzione italiana, grazie a tutti voi. È stato un onore” queste le parole di Paolo Avitto, esponente del comitato per il no al referendum di Palo che, insieme al comitato, festeggia la vittoria del no.

Le 20 sezioni palesi chiudono con 3.245 sì e 7.705 no (rispettivamente il 29.63% di sì e 70.37% di no). Nonostante il malcontento per i comitati e i sostenitori del sì, la Costituzione non verrà modificata. Tra le tante proposte di modifica è stato scelto di lasciare invariate le funzioni della Camera e il Senato: continueranno a votare la fiducia al governo, e per approvare una legge, sarà ancora necessario avere il sì di entrambe le Camere. Ogni modifica del Senato farà tornare indietro la proposta alla Camera e viceversa (la cosiddetta navetta parlamentare). Questo il punto tanto criticato dai sostenitori del sì che reputano questo ping pong deleterio ed enorme freno. Come dichiarato dal comitato del no al referendum di Palo del Colle: “il problema è politico, non tecnico, la legge per le unioni civili ci ha messo un’eternità per essere approvata, le leggi ad personam pochissimo“. Se al popolo sta così tanto a cuore la questione bicameralismo, potrà utilizzare un altro strumento sotto il mirino della riforma: il referendum popolare. Grazie al no, le proposte popolari continueranno ad essere realizzabili con la raccolta di 50mila firme. Il referendum e le campagne per il sì hanno però evidenziato una criticità sulla loro garanzia di lettura e voto in Parlamento (spesso vengono accantonati o ignorati): compito dell’opposizione e dei movimenti, l’integrazione di questi ed altri quesiti che hanno puntato i riflettori su problematiche prima poco conosciute all’elettorato italiano.

Le Regioni continueranno ad avere il loro potere, senza toccare il famoso titolo quinto il quale, modificato, avrebbe portato ad una dominanza statale in questioni prettamente territoriali. Tutto invariato tranne la legge elettorale: dopo la vittoria del no, il Parlamento sarà chiamato a decidere se formulare una nuova legge elettorale per entrambe le camere, sostituendo l’Italicum e il Consultellum.

A livello politico, colpo incassato e ritirata di Renzi, il quale durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi ha affermato “Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta. Domani pomeriggio convocherò il Cdm, ringrazierò i miei colleghi e salirò al Quirinale, dove consegnerò le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella.