Intervista ad Ensi – “Prima il talento e poi il marketing. Il rap è per chi ha qualcosa da dire”

611

Si è appena concluso il festival delle periferie, targato Rigenera. Ai microfoni di PalodelColle.NET c’è stato Jari Ivan Vella, in arte Ensi, ospite della serata conclusiva. 

DOMANDA – Come è stato ricevere l’invito a questo festival? Cosa ti ha affascinato di questa proposta?
RISPOSTA – Quando è arrivata la proposta ero molto contento. Alla Puglia sono legato moltissimo perchè qui c’è stato il mio battesimo di fuoco nel 2005. Erano quasi dieci anni che non tornavo a Bari e posso dirlo, è una regione che mi ha dato molto, sono davvero contento. 

DOMANDA – Siamo nella periferia di Palo del Colle, come quella dove sei nato tu ad Alpignano. C’è qualcosa che ti accomuna?
RISPOSTA – Sì, posso ricollegarmi al sentimento di sentirsi isolato, tagliato un po’ fuori del grande centro. Io arrivo da Alpignano, un paese comunque vicino a Milano ma all’inizio mi sono comunque sentito da solo. Io e i miei amici ascoltavamo rap e ci siamo ritagliati con il tempo il nostro spazio, ma capisco che qui, essendo al sud, possano esserci anche meno opportunità. Però guardando il panorama del rap italiano, ci sono molti rapper che vengono da piccole città. Vedi Fabri Fibra è di Senigallia, Salmo è olbiese! Le radici non si rinnegano; da dove vieni ti deve caricare, te lo devi ricordare sempre.

DOMANDA – Nel mondo del rap è ancora un valore aggiunto “l’essere di periferia”?
RISPOSTA – Avere un atteggiamento pseudo criminale non mi ha mai convinto, è uno stereotipo che non mi piace. I luoghi davvero a rischio, come il Project di Londra o le Vele di Scampia, sono realtà tristemente note e in questi luoghi il rap sta arrivando solamente adesso. Non è appartenere ad un posto che ti fa diventare rapper ma è come fai le cose e cosa hai da raccontare. Questo genere è una musica fatta di parole. Sento questo carico di responsabilità quando si viene da determinati luoghi. Un ragazzo che cresce in centro a Milano ha una vita diversa, ma la della periferia musica parla a tutti, con una lingua comune.

DOMANDA – Che consiglio senti di dare ai ragazzi che si sono esibiti durante il contest rap Words on Top? C’è un segreto per stimolarli?
RISPOSTA – In un mondo fatto di moda e talent show bisogna essere un po’ categorici. Bisogna andare oltre il brand da indossare e i talent che rendono tutti famosi. Ci deve essere un’esigenza comunicativa ed artistica alla base. Se invece, per ripiego o per una questione di moda, si crea un personaggio ad hoc, allora no, non sono d’accordo. La meta non può essere “devo diventare famoso adesso, per avere un successo immediato” perchè così non si ha niente da dire. Lì cadere fa ancora più male. Io credo sempre nel talento, il marketing al massimo può arrivare dopo.

Potrebbe interessarti anche:

Intervista a La Municipàl – ‘Cantiamo delle periferie e dei piccoli paesi’